Farmaci orali: vie di somministrazione, biodisponibilità e rilascio del principio attivo

Per essere commercializzati, i prodotti farmaceutici devono avere una precisa forma farmaceutica, composta da principi attivi ed eccipienti, caratterizzata dalla modalità di somministrazione, dalla tipologia di rilascio del principio attivo e dal dosaggio.  I farmaci somministrati per via orale presentano una forma farmaceutica che può avere aspetto:

  • solido (compresse [solubili – effervescenti – orodispersibili – a rilascio modificato – gastroresistenti – rivestite], pillole, capsule rigide, capsule molli, polveri e granulati;
  • semisolido (pomate, gel, unguenti);
  • liquido (sciroppi, soluzioni, spray sublinguali, fiale, gocce e colliri); 
  • gassoso (aerosol e soluzioni ad uso inalatorio da nebulizzare).

Nonostante non sia una modalità veloce o di emergenza, la somministrazione orale rappresenta la tipologia più frequentemente utilizzata per l’assunzione dei farmaci, data la sua sicurezza e facilità per il paziente. Nei farmaci assunti oralmente, vari sono i fattori che ne influenzano la biodisponibilità, intesa come la frazione di farmaco somministrato che raggiunge inalterato il circolo sistemico, e precisamente:

  • la forma farmaceutica e le caratteristiche chimiche del farmaco;
  • il metabolismo a livello epatico ed intestinale (metabolismo di primo passaggio e attività della flora intestinale);
  • la contemporanea assunzione di altri farmaci.

Anche la presenza di cibo influisce sull’assorbimento, infatti, si consiglia l’assunzione del farmaco ai pasti o a distanza, proprio per avere la giusta efficacia. I farmaci assorbiti dal tratto gastrointestinale, prima di raggiungere la circolazione sanguigna, arrivano al fegato attraverso la vena porta, dove in parte vengono subito metabolizzati dagli enzimi epatici e poi riversati nella bile e, attraverso il dotto biliare, scaricati nell’intestino. Di conseguenza, la biodisponibilità che si genera non è confrontabile con la dose di farmaco somministrata. Ad esempio, l’assorbimento del principio attivo di una soluzione è più alto rispetto a quello di una compressa, perché il farmaco è già in soluzione e può entrare a contatto con l’epitelio gastrointestinale, mentre la compressa viene disgregata e la quantità di farmaco che giunge al sangue è minore rispetto a quella effettivamente introdotta; il percorso è naturalmente più lungo.  La scelta della forma farmaceutica è importante quando, ad esempio, si vogliono ottenere dei preparati gastroresistenti ed è necessario che il farmaco, che si degrada nello stomaco, arrivi e venga assorbito dall’intestino.

L’assorbimento rapido nella via sublinguale e buccale

Notevoli sono i vantaggi di assorbimento del principio attivo nella somministrazione dei farmaci per via sublinguale, soprattutto per quanto riguarda gli integratori vitaminici in spray, le formulazioni in forma di film orodispersibili e le compresse che si assumono per via buccale, da porre tra guance e gengive.  Gli spray sublinguali non si disgregano con l’assunzione, perché non transitano nell’apparato digerente, dalla bocca arrivano direttamente al sangue e da esso ai siti bersaglio. Inoltre, sono agevolati dalla ricca presenza, nella zona sublinguale, di una fitta rete di vasi sanguigni e capillari, che garantisce un più completo assorbimento del principio attivo, immesso subito nel circolo sistemico attraverso la vena cava superiore.  La loro efficacia è tale da poter essere paragonata a quella della somministrazione per via endovenosa, per l’elevata biodisponibilità del farmaco e l’ottimale distribuzione delle sostanze a livello sistemico, confermando di essere una valida alternativa alla tradizionale assunzione per via orale.  Generalmente, si trovano in commercio in forma di spray sublinguali tutte le vitamine, soprattutto quelle con maggior difficoltà di assorbimento, come le vitamine del gruppo B, in particolare la vitamina B12, la vitamina D e la vitamina K.  Molto utilizzata in questa tipologia di somministrazione, è anche la melatonina, ormone secreto dalla ghiandola pineale, o epifisi, collocata nella parte posteriore dell’encefalo. Le sue proprietà regolatrici del ritmo circadiano dell’organismo la rendono molto utile per combattere il jet-lag e l’insonnia. Per via sublinguale ha il vantaggio di essere assorbita con maggior rapidità. Le compresse da assumere tramite la cavità buccale, in genere, non sono rivestite e rilasciano il principio attivo nella zona in cui si vuole ottenere l’azione. La via sublinguale è considerata una via di emergenza, perché consente di ottenere velocemente l’effetto del principio attivo nella circolazione sistemica. Un esempio importante è dato dalla nitroglicerina, farmaco salvavita coronarodilatatore, somministrato ai cardiopatici nei casi di angina pectoris: il principio attivo si scioglie sotto la lingua e l’assorbimento è rapido, perché il plesso venoso sublinguale si immette direttamente nella vena cava superiore e da qui arriva al cuore, quindi agisce subito, non passando attraverso fegato e intestino.

La finestra terapeutica

Esempio di finestra terapeutica

Fondamentale è che la somministrazione del farmaco sia efficiente e sicura e, con essa, anche il livello di concentrazione nel sangue.  Durante la somministrazione, la velocità di assorbimento determina il cd. picco plasmatico del farmaco e il tempo necessario per raggiungerlo: più lento è l’assorbimento, più basso è il picco plasmatico. Nella somministrazione per via endovenosa, ad esempio, il picco è molto alto perché il farmaco viene iniettato nel sangue e la concentrazione plasmatica è alta perché raggiunta in breve tempo. Nella somministrazione per via orale, invece, il picco si abbassa, dato il lungo processo di disgregazione che il farmaco deve subire. Tale concentrazione deve essere compresa tra un limite massimo e un limite minimo, deve trovarsi, cioè, all’interno di quel parametro farmacologico denominato finestra terapeutica, definita come “l’intervallo di concentrazione plasmatica compreso tra la concentrazione minima, al di sotto della quale non si ha l’effetto terapeutico del farmaco sui tessuti bersaglio, e la concentrazione massima, al di sopra della quale insorgono effetti di tossicità dovuti a un’eccessiva dose di farmaco che causano danni ai tessuti”. E’ un parametro che serve a indicare la sicurezza di un farmaco: più è ampia la finestra terapeutica, più è sicuro il farmaco. Se l’intervallo terapeutico è ristretto, si rende necessario un controllo del dosaggio del farmaco in relazione alle concentrazioni plasmatiche registrate nel paziente, che si effettua attraverso specifici piani terapeutici. Esso consente di ottenere maggiore sicurezza nell’uso dei medicinali perché le terapie sono calibrate sulla risposta individuale del singolo paziente.

Il rilascio del principio attivo

Il rilascio del principio attivo si divide nelle due principali categorie del rilascio immediato e del rilascio modificatorilascio immediato, in cui l’assorbimento del principio attivo dipende solo dalle sue proprietà chimico-fisiche;  rilascio modificato, che può aversi in forma di:

  • rilascio prolungato, più lento rispetto alla forma farmaceutica convenzionale somministrata per la stessa via;
  • rilascio ritardato, in cui il rilascio del principio attivo si ha dopo un certo tempo perché si disgrega a strati (es. preparazioni gastroresistenti);
  • rilascio ripetuto, in cui il rilascio del principio attivo è ripetuto in sequenza.

Il dosaggio

Un esempio di dosaggio per mezzo di una pipetta

Il dosaggio cambia in relazione alla forma farmaceutica del farmaco. E’ importante, quindi, che nella prescrizione medica sia indicata la posologia, ossia la dose e i tempi per l’assunzione del farmaco, riportata anche nel bugiardino presente all’interno della confezione. Alcuni farmaci, come i colliri oculari, gli spray orali o nasali, le gocce, possono avere diverse tipologie di dosaggio:

  • a dose singola (colliri monodose);
  • predosato (spray pressurizzato a dose fissa per erogazione);
  • multidose (la dose da assumere va regolata dal paziente con contagocce).

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